mercoledì 15 gennaio 2014

Asciugatrici a gettoni: meglio dell'aperitivo

Ho da poco scoperto questo mondo delle lavanderie a gettoni.
Direte voi: vabbe', sei lesa se le scopri solo ora!
Sì, un po' lesa lo sono.
Ma prima d'ora non avevo mai avuto necessità di recarmi in uno di questi posti, che pensavo esistessero solo nei film americani o nei videoclip musicali.



Ultimamente asciugare in casa mi sta portando al limite della pazienza. Almeno due giorni a settimana mi ritrovo a cucinare la pasta e fagioli appoggiando la schiena allo stendino. Sapete...le case di oggi le fanno ampie.


Insomma, mi sono decisa  a provare le asciugatrici a gettoni. Ne ho valutate diverse prima di trovarne una pulita. Ma alla fine, proprio dietro casa mia, ho trovato quella che fa per me.

La cosa spettacolare è quello che ti aspetta là dentro: una fauna degna di Fellini.

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Allora. Ogni ciclo di asciugatura dura almeno 20 minuti. E poi non è detto che quando arrivi le quattro acsiugatrici siano libere. Nel caso, appena entrato, domandi "chi è l'ultimo?". E ti metti in fila. Come dal dottore, sì. Bravi.
Quindi che fai? Ti siedi. Giornali non ce ne sono. O te lo porti da casa. O ti attacchi al tuo smartphone. O ti incanti a guardare questi enormi oblò all'interno dei quali i capi volano, creando mirabili coreografie.
O ascolti i dialoghi. Meglio ancora se partecipi.

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Ci sono le signore sulla cinquantina che partono coi menù della cena che le ha viste impegnate almeno dalle 17 di oggi (io solitamente vado tra le 19 e le 21); è buona norma chiedersi a vicenda le ricette di quei piatti tanto bene descritti -che tanto lo sanno già che non li cucineranno ma è giusto così, per fingere interesse ed evitare la noia-.  E mentre parlano piegano i capi appena asciugati, ancora caldi e morbidi. Soprattutto lenzuola e tovaglie vedono un gran lavorìo di braccia da un capo all'altro della sala. Io aiuto te. Tu aiuti me.

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Poi c'è quella che abita proprio di fronte. Arriva in vestaglia e ciabatte coi fiori. Le unghie appena fatte. Il turbante in tetsa. Profuma ancora di balsamo e crema per il corpo. Butta dentro la roba, punta il timer: 38 minuti. Se ne va. Dopo 20 minuti torna per controllare se qualcosa si è già asciugato. Questa volta il turbante non ce l'ha più. I capelli sono asciutti, ma un po' stopposi. Se ne va di nuovo.
Esattamente a fine asciugatura è di nuovo lì. I capelli sono stati messi in piega. Un velo di trucco sul viso. Ma vestaglia e ciabatte coi fiori restano, immancabili.
Chissà che seratona la aspetta. E magari la maglia da indossare è proprio dentro a quell'asciugatrice.


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Poi ci sono i muti. O mugugnanti. Si limitano alle manovre tecniche. Attendono seduti e guardando il pavimento. Poi se ne vanno con un buonasera forzato. Tipo ventriloquo. Senti il suono lontano ma le labbra sono immobili.

Poi c'è quello che gioca col cellulare. Per ogni tasto schiacciato corrisponde un clic piuttosto sonoro. Ogni tanto parte la musichetta che avverte della vittoria. Oppure  lo chiama qualcuno ed è allora la volta di improbabili suonerie caraibiche misto techno. E' tutto molto bello.

Poi ci sono i maschi giovani. Forse single. Forse compagni di qualcuno e mandati lì a fare la loro parte. Perchè quella casa dove vivono non è un albergo. E se uno cucina, l'altro lava e asciuga. Giusto? Giusto. Ok. Basta che non ti incazzi.
Sono spavaldi, abili. Di sicuro più di me. Ogni tanto rivedo persino ragazzi...che ne so...delle elementari..delle medie...di una compagnia frequentata per due mesi a 16 anni e poi nulla più. Ritrovarsi alle asciugatrici a gettoni mi mette a mio agio. Il perché non lo so.


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E poi ci sono io. Coi pantaloni della tuta. Le sneakers sporche di fango perché ho appena finito di sistemare il giardino. E senza correttore.

Io vi consiglio di provare. Se come me non avete un'asciugatrice in casa. Se come me avete una casa a misura puffi. Se come me trovate divertente passare mezz'ora in una lavanderia a gettoni di provincia. Al punto da ringraziare di non essere a bere l'aperitivo.

Viva i disadattati. Ah, Buon Anno.

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